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Gallerie d'Italia Piazza Scala
Realizzato con Sikkens un percorso a colori, uditivo e tattile, da Canova a Boccioni. Tutti i sensi sono spinti verso un viaggio nel tempo, dove il colore è l’elemento dominante, ma anche il suono e il tatto ne restano coinvolti.
L’allestimento delle sale delle Gallerie d’Italia - Piazza Scala, Milano, ad opera dell’architetto Michele De Lucchi, è un viaggio nella concezione abitativa e nella fruizione dell’opera dalla fine del Settecento ad oggi. Il progetto sviluppa, nei diversi edifici storici in cui sono ubicate le Gallerie – situati nel cuore di Milano e appartenenti a Intesa Sanpaolo – altrettante differenti concezioni espositive, dove la relazione tra l’arredo e il contenitore architettonico riprende e attualizza quella delle epoche in cui i palazzi sono stati concepiti.
L’insieme di gallerie e sale del complesso di Piazza Scala è uno spazio museale molto ampio, costituito da più palazzi acquisiti in periodi diversi che attraversano due secoli di storia, dal 1775 di Palazzo Anguissola ai primi del ‘900 di Palazzo Brentani e Beltrami. Le opere, oltre 197 tra dipinti e sculture, sono preziose testimonianze dell’arte dell’Ottocento, soprattutto lombardo, rappresentata da dipinti che, per l’alta qualità e il significato storico, testimoniano come Milano sia stata il maggiore centro artistico italiano, interprete delle istanze di una società in rapida trasformazione e delle aspirazioni stesse di una nazione in via di formazione.
Il progetto per lo studio e l’allestimento del nuovo polo museale di Intesa Sanpaolo è stato curato dallo studio di architettura De Lucchi “con un grande impulso e la forte collaborazione di tutti i soggetti e partner del progetto: dai dipendenti del gruppo bancario, alle aziende e fornitori come Sikkens che con grande flessibilità e disponibilità hanno operato nel rispetto della tempistica e della esecuzione lavori” ha spiegato Alberto Bianchi, architetto dello studio che ha coordinato i lavori di allestimento. Opere di straordinaria bellezza che sono finalmente fruibili al grande pubblico, e non solo al ristretto numero di persone che solitamente frequentano gli ambienti di banche e fondazioni.
La definizione degli spazi per l’allestimento delle sale di Palazzo Brentani che ospitano l’800 lombardo e Boccioni, è stata preceduta da un’accurata analisi e una valutazione storica degli interni della borghesia del 1800. Il criterio espositivo di base nasce dall’analisi del fenomeno dell’arredo industriale che nell’Ottocento comincia a entrare nelle residenze borghesi come prodotto acquistabile sul mercato, che scalza il progetto su misura integrato nella composizione architettonica.
Le opere esposte, sono suddivise per sezioni tematiche: il paesaggio lombardo, la pittura di genere, la sperimentazione atmosferica sul vero, il sublime, il Simbolismo, per introdurre, con i dipinti del Boccioni, la stagione del Futurismo. L’ambientazione delle sale richiama le atmosfere delle dimore ottocentesche, caratterizzate da colori forti, saturi, dall’uso di tessuti importanti, da motivi decorativi, spazi dove i quadri, arricchiti dalle cornici d’orate, erano posizionati non singolarmente ma anche all’interno di quadrerie, sovrapposti tra loro.
Obiettivo dell’allestimento ricreare l’atmosfera, la suggestione. Un percorso non solo visivo ma anche uditivo e tattile. Tutti i sensi sono spinti verso un viaggio nel tempo, dove il colore è l’elemento dominante, ma anche il suono – attraverso un sistema interno di filodiffusione, e il tatto – attraverso l’uso di velluti e tendaggi – ne restano coinvolti.
“Scelte sia tecniche che di impatto visivo, sensoriale. Il pavimento è in legno di rovere piallato, caratterizzato da quelle imprecisioni che sono la qualità propria dell’opera fatta a mano. Anche l’illuminazione è determinante, è morbida, soffusa, proprio per porre l’accento più sulle opere che sullo spazio” prosegue Alberto Bianchi. Percorrendo le sale si rimane affascinati, fin da subito immersi in un’atmosfera antica, storica, ma lieve.
I progettisti sono riusciti nell’intento di dare una identità a degli spazi anonimi che non ne avevano. Sono state realizzate delle demolizioni importanti anche per creare una facilità di percorso all’interno delle varie sale grazie anche all’uso dei colori che contribuiscono a creare degli stacchi per permettere al visitatore di seguire il ragionamento espositivo delle opere. Tinte classiche come il blu notte o il rosso porpora, colori opachi, senza riflesso ma allo stesso tempo caldi e avvolgenti, hanno ricreato l’effetto materico dei tessuti preziosi e dei velluti tipici dell’800.